Strasburgo, seduta del Parlamento Europeo del 14 gennaio 2015
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Signor Presidente, onorevoli colleghi, "Una politica di difesa comune destinata a sostenere una politica estera comune presuppone che gli Stati membri identifichino interessi comuni: non può esistere una politica estera comune senza uno strumento di analisi comune; ma una politica estera comune non può nemmeno esistere senza una volontà comune", queste sono le parole di un grande europeo, Leo Tindemans che sfortunatamente ci ha lasciato il mese scorso, prese dalla sua relazione del 30 aprile 1998 sulla progressiva instaurazione di una politica di difesa comune dell'Unione europea.
Ancora oggi tale frase mantiene intatto il suo valore, sono già state ricordate in Aula le innumerevoli situazioni e crisi che richiederebbero un'urgente ridefinizione delle priorità politiche europee e delle sue modalità di azione nel campo della politica estera di difesa e di sicurezza comune. Resta tuttavia da sciogliere il nodo della volontà comune, tema più volte ripreso anche nei suoi discorsi dal nostro dimissionario Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, una volontà che appare insufficiente ancora nelle nostre capitali. L'obiettivo è di ottenere questa volontà, ci si sta giovando della capacità di leadership mostrata in questi mesi dall'Alto rappresentante. In conclusione intendo ricordare che il programma della Presidenza lettone ha riportato la necessità di fare progressi sul fronte dei battle group europei. Per questo serve una nuova base legale a partire dall'articolo 42.